giovedì 26 maggio 2011

Autostima, ne siamo sufficientemente provviste?

Recentemente ho parlato con alcune colleghe a proposito di comuni esperienze lavorative e abbiamo scoperto di avere un vissuto molto simile.

Abbiamo avuto infatti dei capi estremamente esigenti.

In che modo queste esigenze, quando diventano eccessive, possono essere arginate?

Io credo che molto dipenda dal nostro livello di autostima.

Citando Wikipedia:

“L'autostima è il processo soggettivo e duraturo che porta il soggetto a valutare e apprezzare se stesso tramite l'autoapprovazione del proprio valore personale fondato su autopercezioni. La parola auto-stima deriva appunto dal termine "stima", ovvero la valutazione e l'apprezzamento di se stessi e degli altri.
Il nostro senso di autostima deriva da: elementi cognitivi ovvero il bagaglio di conoscenze di una persona, la conoscenza di sé e di situazioni che vengono vissute dal soggetto; elementi affettivi che vanno ad influenzare la nostra sensibilità nel provare e ricevere sentimenti, che possono essere stabili, chiari e liberanti; elementi sociali che condizionano l'appartenenza a qualche gruppo e la possibilità di avere un'influenza sul gruppo, di ricevere approvazione o meno dai componenti di quest'ultimo.
Nei vari anni in campo psicologico sono stati portati avanti numerosi studi sull'autostima, un esempio tra questi è la ricerca di William James (1890/1983) il quale definisce l'autostima come rapporto tra sé percepito e sé ideale; il primo è la considerazione che un individuo elabora su di sé in base alle caratteristiche che dal suo punto di vista sono presenti o assenti all'interno della sua vita, il sé ideale è invece l'idea di come vorrebbe essere e del modello di vita che sta prendendo in considerazione.
Secondo lo studioso la persona percepisce bassa autostima nel momento in cui il suo sé percepito non riesce a raggiungere il livello del suo sé ideale e quanto più grande è la discrepanza tra i due, tanto più nasce in un soggetto insoddisfazione (nel caso in cui il sé percepito sia di gran lunga minore) e alto senso di potere e successo (quando il sé percepito supera di molto il sé ideale).
Si può arrivare a dire che secondo James il senso di autostima derivi dal rapporto tra successo e aspettative, infatti senza dubbio la maggior parte dei fattori che va a condizionare la creazione del personale livello di autostima discende dai risultati/esiti delle prove che siamo chiamati ad affrontare quotidianamente.”

Questo credo sia il motivo per cui non riusciamo a mettere i famosi paletti che delimitano la nostra sopravvivenza e lasciamo che un altro ci obblighi a fare cose che non vorremmo fare e che, a volte limitano anche la nostra libertà.
In pratica non sappiamo dire no agli orari prolungati all’eccesso, alle richieste di fare cose che poco hanno a che vedere con la professione della Manager Assistant, a compiti di basso profilo.
A questo punto mi pare evidente che il risultato che ne consegue è che la nostra autostima, dato che la creazione del personale livello di autostima discende dai risultati/esiti delle prove che siamo chiamati ad affrontare quotidianamente” sparisce completamente a fronte delle mansioni assegnate.
Credo che ognuna di noi dovrebbe volersi un po’ più di bene e cominciare a dire di no.

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