venerdì 28 febbraio 2014

L'organizzazione di un evento: suggerimenti utili


Considerazioni da fare prima di pianificare un evento.

Quali sono gli obiettivi dell’evento?

Quali sono i benefici che porterà l’evento?

E’ stato stanziato un budget adeguato e i risultati sono raggiungibili?

L’idea è stata approvata dal management?

E’ già stato organizzato qualcosa di simile o si tratta di una nuova idea?

Quali sono i ruoli e le responsabilità

C’è modo di valutare I risultati? Come?

 


La pianificazione di un evento inizia dalle “W5” (who, what, when, where, why).

1.      Chi è invitato?

2.      Quando si vuole organizzare l’evento? C’è tempo sufficiente per fare tutto? Avete considerato se è il periodo giusto dell’anno?

3.      Dove avrà luogo l’evento? La location, se già individuata è adatta o invece potrebbe essere uno dei problemi da gestire?

4.      Perchè viene organizzato l’evento? Per divertire, informare, stupire?

5.      Aggiungere i motivi per cui l’evento viene organizzato e i possibili “benefici” che si otterrebbero partecipando all’evento.

 

Stabilire gli obiettivi.

Qualunque sia la ragione per cui organizzate l’evento, per divertire, informare, raccogliere soldi, stupire, deve essere ben chiaro l’obiettivo finale. Definire l’obiettivo vi aiuta a determinare come investire i vostri soldi così come a pianificare bene tutti i passaggi. Cercate di stabilire degli step che siano “misurabili”, come per esempio il numero degli invitati che vi aspettate che intervengano in modo da verificare dopo, se le vostre aspettative si sono rivelate corrette.

Gli elementi del team devono avere esperienze e preparazione differenti.

I membri del team devono essere capaci di fare svariate cose, sia complesse come definire e gestire il budget e la pianificazione dell’evento, sia creare e mandare gli inviti e monitorare il follow-up.  

La definizione del budget.

E’ importantissimo inserire nel vostro budget tutte le spese possibili, anche le imprevedibili, così come i contributi e le sponsorizzazioni. Bisogna essere realistici circa quello che si spenderà e imparare a considerare diverse possibilità nel caso la vostra prima scelta non dovesse rivelarsi quella attuabile.

 
Create una checklist.

Una checklist è un’utilissima guida che, passo dopo passo, vi aiuta a organizzare e a mettere in opera un evento.

Sponsorizzazioni.

Identificate i potenziali sponsor.

Create una o più proposte di sponsorizzazione.

Spedite le richieste di sponsorizzazione e dopo una settimana, verificate se c’è interesse.

Utilizzate testimonial, se potete, ed evidenziate sempre il contributo degli sponsor.

 


Marketing & Promozione.

Sviluppate un piano di marketing/comunicazione (stampa, radio, televisione).

Create il materiale promozionale: il logo e i contenuti del messaggio che volete trasmettere.

Create un sito web o una pagina dedicata all’evento e ottimizzatelo per i motori di ricerca.

Mandate un comunicato stampa ai giornalisti di settore e ai generalisti e fate circolare brochure nei luoghi dove ritenete che l’evento possa essere considerato interessante.  

Se volete far conoscere l’evento al pubblico.

Dovete assolutamente utilizzare i social network che ormai sono diventati essenziali per promuovere ogni tipo di evento. Il loro utilizzo potrebbe garantirvi un 10% in più di partecipazione, nel caso l’evento sia aperto al pubblico e vi permettono comunque di raggiungere diversi target in modo semplice e veloce.

 


Valutate bene la logistica.

Durante un evento dovrete tenere sotto controllo moltissimi dettagli. Eccone alcuni che vanno valutati attentamente: la scelta della location e conseguentemente se è raggiungibile con i mezzi, se ha parcheggio, se è già attrezzata per un evento o se dovete occuparvene – suggerisco di sceglierne una già attrezzata in modo che dobbiate solo occuparvi di chiarire le vostre esigenze con personale competente. Se l’evento è aperto a un grande pubblico, considerate anche la sicurezza, i contatti con polizia e vigili del fuoco e un eventuale piano in caso di emergenze.
 
 

 

Dopo l’evento.

Prendetevi del tempo per fare una valutazione dei risultati che avete ottenuto subito dopo l’evento e anche più tardi se ritenete che i benefici possano esserci anche in tempi successivi.

Potete anche redigere un questionario per evidenziare i risultati:

·         Sono stati raggiunti gli obiettivi che volevate ottenere tramite l’evento? Se si, perché o perché no?

·         Identificate cosa ha funzionato e cosa invece andrebbe perfezionato.

·         La checklist è stata rispettata? Sono stati saltati dei passaggi? E in questo caso ci sono state conseguenze?

·         L’evento ha avuto un buon riscontro di pubblico partecipante?

·         Avete ricevuto feed-back formali e informali? Come sono?

·         E’ valsa la pena fare l’evento?

martedì 25 febbraio 2014

Il mentoring: stereotipi comuni


Mito: seguire un programma di mentoring garantisce nuove opportunità di lavoro.
Realtà: il mentoring non garantisce niente, è un progressivo processo di sviluppo professionale che può aiutare a raggiungere degli obiettivi di carriera. Questo processo prevede incontri regolari con i mentore da fare anche non di persona e la possibilità di verificare i progressi del mentee.
 
Mito: serve un solo mentore nella vita professionale.
Realtà: è vero solo se si rimane incollati allo stesso posto di lavoro per tutta la vita. Se si cambia, è necessario cambiare mentore in modo che abbia le necessarie qualità e competenze per essere un reale supporto.
 
 

Mito: il mentore deve essere sempre più vecchio del mentee.
Realtà: un mentore può essere anagraficamente del suo mentee, perché ha più esperienza in un determinato settore assolutamente sconosciuto al mentee. Si può essere mentori e mentee di successo in qualunque momento della propria carriera. 
 
 

Mito: il mentore è responsabile della buona riuscita della relazione.
Realtà: una relazione come il mentoring prevede la corresponsabilità e che ci siano benefici reciproci così da garantire soddisfazione per entrambi gli attori.
 

 

Mito: la relazione non causa problemi e frizioni.
Realtà: problemi e frizioni ci sono sempre, un mentee potrebbe “opporre resistenza” ai suggerimenti del mentore, così come un mentore potrebbe provare una sorta di risentimento nei confronti del suo mentee. Se però la relazione dovesse rivelarsi assolutamente inadeguata e forse anche dannosa, è meglio chiuderla prima che si verifichino danni irreparabili.



Mito: la relazione di mentoring dovrebbe durare almeno un anno.
Realtà: il rapporto mentore-mentee deve durare fino a quando non si sono raggiunti gli obiettivi prefissati. Non c’è una durata stabilita, si può terminare in due mesi, come in due anni.

Mito: mentore e mentee devono lavorare in ambiti simili.
Realtà: chiunque può diventare un mentore per qualcun altro, un amico, un parente, un collega, un perfetto sconosciuto. Nel momento in cui il mentore dimostra di avere le competenze e conoscenze che possono aiutare il mentee, diventa il mentore ideale.

 

 

venerdì 21 febbraio 2014

Caratteristiche fondamentali di un mentore eccezionale


Vuoi essere un mentore eccellente? I mentori eccezionali, quelli che aiutano a far emergere il potenziale dei loro mentee e li spingono a superare gli ostacoli e ad avere successo in quello che fanno, condividono numerose caratteristiche.

Tutti i mentori insegnano, guidano, incoraggiano e infine verificano che i loro mentee siano raggiungano l’eccellenza in quello che fanno. I mentori eccezionali fanno tutto questo, ma vanno anche oltre, dedicando moltissimo tempo ed energie ai propri mentee.
 

Ecco alcune caratteristiche tipiche dei mentori eccezionali:

Hanno davvero a cuore gli interessi dei loro mentee, dedicano tempo ad ascoltarli e a capirli. Cercano di comprendere quali sono i loro veri obiettivi professionali, il modo di lavorare, anche le loro speranze e i sogni. Cercano infine di trovare delle soluzioni utili da proporre come esempio.

Un grande mentore, che è una persona che ha una lunga esperienza alle spalle, può spiegare al proprio mentee come avere successo nel contesto lavorativo, perché ha già vissuto molte situazione simili uscendone vincente, oppure imparando dai propri insuccessi. Il mentee, a sua volta, dovrebbe riuscire a “modellare” i propri comportamenti su quelli del proprio mentore adattandoli alla sua situazione specifica.

I feedback devono essere numerosi e costruttivi, così come suggerimenti e consigli per migliorare le performance e aumentare le competenze tramite l’apprendimento e lo studio.

L’esperienza del mentore fornisce al mentee infinite opportunità di conoscenza sia tramite l’esempio stesso offerto dal mentore che per mezzo di suggerimenti utili a fare delle corrette scelte nell’ambito dell’apprendimento continuo che ormai è necessario in tutti i ruoli.

Il mentore eccellente non giudica, ma aiuta e orienta il proprio mentee affinché esplori e approfondisca nuove idee e affronti nuove esperienze. Offre al suo mentee uno “spazio sicuro” nel quale possa esprimere le sue perplessità, dove possa anche fare domande senza temere le risposte, condividere le sue insicurezze e i suoi errori.

 

In questo “spazio sicuro” anche il mentore può e deve condividere i suoi successi e gli insuccessi perché la totalità delle esperienze fatte possano aiutare il mentee nel suo percorso di carriera, lo aiutino a capire che le sfide vanno affrontate e superate e che si impara moltissimo anche dai fallimenti.

Il mentore eccellente riconosce il potenziale del proprio mentee e lo aiuta a coltivare le sue inclinazioni così come lo spinge a diventare più forte superando le sue debolezze.

Infine condivide con lui, oltre alle esperienze e le conoscenze anche i suoi contatti e il suo network in modo da rendere più semplice lo sviluppo professionale e di carriera del mentee.

Il mentore eccellente sa che in una buona relazione di mentoring ci deve essere soddisfazione da entrambe le parti.

domenica 16 febbraio 2014

The key attributes of an effective Executive Personal Assistant



Richard Arnott, co-author of the highly popular and unique Advanced Certificate for the Executive Personal Assistant (ACEPAtm) looks at what makes an Executive Personal Assistant effective in the eyes of their Executive. 
ARNOTT
The role of the Executive Personal Assistant is growing exponentially. From humble beginnings the Executive Personal Assistant is now normally university qualified and required to perform demanding roles on behalf of their boss such as preparing executive reports, making presentations, attending and even making strategic contributions during executive board meetings etc. Executive Personal Assistants have a highly visible and demanding role in blue chip corporations and government organisations. So what makes an Executive Personal Assistant effective in the eyes of their Boss?

1 Understanding the business strategy
Fundamental to the role of senior executives in any organisation is the formation and delivery of the business strategy. These senior executives need the support of a high quality team around them if success is to come. The Executive Personal Assistant is at the core of this team and needs to be able to speak the language of the senior management team or Board. The old adage “Once you know why, you’ll figure out how” applies to the role of the Executive Personal Assistant. Executives and Senior Managers who enable their Executive Personal Assistant to gain this understanding get the significantly enhanced performance.

2 Understanding the wider business issues
The Executive Personal Assistant is the eyes and ears of their boss. The ability to listen and to communicate across the organization is a key skill that should be encouraged and learned. It is not so much as having the ear to the ground but it is more about being able to separate the wheat from the chaff. A clear understanding of the priorities, motivations and issues of others across the organization is invaluable to the Executive Personal Assistant in the daily tasks.

3 Operating efficiently and effectively
Senior Executives are busy people and need to rely on the Executive Personal Assistant to provide support not only efficiently but also effectively. Efficiently in terms of the Executive Personal Assistant’s time and effort but also ensuring that their Boss is operating efficiently. They say that efficiency is about getting the job done on time and effectiveness is about getting the job done correctly. Some would say that it’s not “what you do” but “how you do” it but I tend to disagree. It’s about both. There is no point hammering out a 20-page report for your boss in 30 minutes if it is full of errors. Conversely there is little point issuing the same report three days late with no errors. The Executive Personal Assistant should aim to deliver the report on time with no errors. That is being both effective and efficient.



4 Being a natural problem solver 
I may challenge the use of the word “natural” as problem solving is a skill that can be learnt. Some people do have a natural tendency in this regard but if they do not the effective Executive Personal Assistant can benefit significantly by attending Problem Solving training and applying these tips and tricks in their daily routine. It can be as simple as asking Why? Enough times to get to the real root cause of an issue. However, fundamentally it is realizing that finding the solution does not have to come from yourself but will come more easily from involving others that differentiates a great problem solver from a good problem solver.

5 Being a Rigorous Planner 
“People don’t plan to fail; they fail to plan.” This applies not only to the Effective Personal Assistant’s role of course but is one of its most critical aspects. The Executive Personal Assistant is not just planning their own work but is to all extents and purposes planning their boss’s. Efficient planning is not normally a solitary task. The effective project manager does not plan in isolation – they include their team. The Executive Personal Assistant does not normally have this luxury. The Boss is always too busy to sit down and get involved in the planning but still naturally expects it to go smoothly. Therefore rigorous planning is essential – but so is insisting that the boss does at least review his plans with you.



6 Being a Strong influencer

Not all Executive Personal Assistants work for the top person in the organization. The majorities operates at executive or senior management level and have to influence not only downwards but across and upwards. Being enable to recognize when to use some or all of the seven key influencing tactics of Consultation, Rational Persuasion, Exchange, Ingratiation, Coalition, Upward Appeals and last but not least Pressure is a skill that can be learned and one that delivers excellent results. The Executive Personal Assistant who tries to influence using the Boss’s position of power (the pressure tactic) may find it difficult to get an effective response and is more than likely to experience passive resistance. Whilst the pressure tactic has its place the effective influencer uses all the tools available to them.