sabato 30 giugno 2012

Abusi: quanto sono frequenti nella nostra professione

Circa un mese fa ho lanciato una poll sul nostro gruppo di LinkedIn in cui chiedevo di rispondere a una semplice domanda:
Hai mai subito abusi durante la tua vita professionale?
Le categorie di abuso che ho individuato sono:
  • Abusi verbali, come urli, risposte maleducate, l’uso di appellatavi sgradevoli, le richieste rivolte come fossero ordini
  • Abusi psicologici, quando il capo in modo sistematico critica tutto quello che facciamo e come lo facciamo, scatenando quello che io chiamo il senso di inadeguatezza
  • Abusi fisici e qui non ho bisogno di spiegarli a nessuno
Il gruppo è costituito da 722 colleghe e queste sono le risposte ottenute:
  • Hai mai subito un abuso verbale, es urli
    10 (27%)
  • Psicologico, ti fanno sentire inadeguata
    18 (50%)
  • Uno fisico
    2 (5%)
  • Non ha mai subito nessun abuso
    6 (16%)
Significa che su 36 persone che hanno risposto l’82% ha subito abusi, il 16% non ha mai subito abusi di nessun genere e il 2% non si è espresso.
Significa che su 722 persone circa il 4% ha subito un qualsivoglia tipo di abuso dal proprio capo.

Sono cifre importanti, un vero e proprio campanello di allarme.
In realtà, come si può leggere dai commenti delle colleghe, che sono e restano riservati, gli abusi fisici sarebbero di più, ma si fa molta fatica ad ammettere di aver vissuto situazioni simili, perché per qualche strana ragione, la vittima si sente in colpa.
Anche per quanto riguarda il tema degli abusi psicologici e verbali, il senso di inadeguatezza, più che di colpa, gioca un ruolo importante.
Senza voler fare la psicologa, che non sono, mi sembra evidente che noi subiamo queste situazioni per svariati motivi personali, che possiamo ricondurre a tre macro categorie:
  1. non possiamo rischiare di perdere il lavoro ribellandoci
  2. non siamo psicologicamente forti per affrontare un contradditorio con il nostro capo
  3. accettiamo il maltrattamento perché in un certo senso lo riteniamo giusto, il capo è un uomo – nella maggior parte dei casi, un nostro superiore – in tutti i sensi, quindi ha ragione
Il primo punto lo si può risolvere solo nel momento in cui decidiamo di averne avuto abbastanza, troviamo il coraggio di guardarci intorno e cominciamo a cercare un nuovo lavoro.
Attualmente la situazione economica non gioca a nostro favore, ma nulla e nessuno ci vieta di provarci, non si sa mai che capiti una buona occasione.
Gli altri due punti sono un po’ più complessi perché riguardano il nostro modo di essere, l’educazione che abbiamo ricevuto fin da bambine, i forti condizionamenti culturali di una società che è centrata sul maschio e che vede la donna come un appendice, sicuramente necessaria, ma sempre un appendice.
Come possiamo trovare la soluzione? vi posso dire che c’è, non è impossibile arrivarci, ma di sicuro è un percorso lungo, faticoso e a volte anche doloroso.
Alcune di noi hanno già raggiunto alcuni traguardi, hanno almeno preso coscienza della situazione e capiscono che è sbagliata e vogliono cambiarla, ma spesso non sanno come fare.
Altre neanche hanno capito che sono trattate ingiustamente, perché è da sempre che la situazione va avanti in quel modo, sin da quando, bambine, venivano messe in secondo piano rispetto al fratello.
Purtroppo comincia tutto da lì, dalla famiglia, dalle nostre madri che ci hanno educato ad essere passive, umili, disponibili e disposte ad accettare tutto, il bene, ma anche il male e che non ci hanno detto che possiamo e dobbiamo decidere per noi stesse.

Così arriviamo nel modo del lavoro con questo bel bagaglio di consigli, che a me sembra più che altro un lavaggio del cervello, pronte a dire sempre si, a stringere i denti e a non protestare mai, incapaci di negoziare per noi stesse, incapaci di chiedere per noi stesse, incapaci di dire basta.
Chi ha dei figli si faccia una domanda: cosa sarei disposta a fare per il benessere dei miei figli? certe madri arrivano ad uccidere per l’incolumità dei propri figli.
Perché allora non riusciamo ad applicare, anche solo in minima parte, questa attitudine anche nei riguardi del nostro benessere?
Perché non chiediamo mai per noi?