Partiamo dal concetto del singolo lavoratore. "Knowledge worker" è un termine coniato da Peter Druckers*, che vuole indicare persone le cui produttività e competenze sono date dall'importanza attribuita alla loro informazione specializzata. E, ad esempio, sono analisti del mercato, scrittori, programmatori, segretarie di direzione ecc. Tuttavia, la loro produttività dipende dal
coordinamento degli sforzi dei singoli come parte di un gruppo organizzato. L'elemento più importante dell'intelligenza di un gruppo non è dato dalla risultante del Qi nel senso accademico del termine, bensì dall'INTELLIGENZA EMOTIVA. Il talento accademico non è un buon fattore predittivo della produttività e del successo sul lavoro, come spesso accade non lo sia neanche l'allestimento di un "bel circo" affascinante e seduttivo fatto da marketing, strategie di mercato ecc.
Mi spiego. L'intelligenza emotiva ossia l'armonia sociale del gruppo di lavoro occorre stia alle fondamenta del gruppo stesso. Tale capacità di funzionare in modo armonico renderà il gruppo molto dotato, produttivo, efficace e coronato di successo.
Quando più persone si uniscono a lavorare insieme come gruppo, ciascuno porta in dote determinati talenti - ad es. capacità verbale scritta e oratoria, creatività, empatia, competenze tecniche. Sebbene un gruppo non possa essere " più intelligente" della somma totale di tutte queste capacità specifiche, può risultare molto più ottuso se il suo funzionamento intestino non consente agli individui di mettere in comune con altri e di esprimere i propri talenti.
Per fare questo però occorre lavorare alacremente al
raggiungimento di una forte identità e coesione. Occorre perseguire un’identità riconosciuta dalla società in cui si opera. Naturalmente saranno i risultati dello specifico gruppo di lavoro, che avrà conquistato, ad avvalorare la sua stessa identità. Ciò accade sia nel micro che nel macrocosmo lavorativo. Tale discorso è valido anche per qualsiasi organizzazione di qualunque natura.
Se il gruppo non viene riconosciuto nel mondo del lavoro in cui opera, rischia con facilità di perdere la propria identità, mettendo poi a rischio la sua stessa esistenza. Addirittura, una Società che non sarà riuscita ad ottenere riconoscimento come gruppo di lavoro e a distinguersi dai competitors, rischierà solo di confondersi con gli altri che propongono il medesimo servizio o prodotto.
Nei gruppi disturbati da un notevole rumore di fondo emozionale e sociale - sia che derivi da paura o dalla collera, dalle rivalità o dal risentimento ecc - gli individui non possono dare il meglio di sé. La cooperazione è un concetto focale e risolutivo.
Occorre meditate sulle scelte che si attuano nel lavoro anche in virtù dei sopradette caratteristiche.
Francesca Romana Ferola
francesca.ferola@macseitalia.it
* http://www.businessweek.com/stories/2005-11-27/the-man-who-invented-management
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